L’aggressione terrorista brutale di Hamas ad Israele va solo condannata, una ferocia che non consente alcuna possibile giustificazione.
Un’azione tuttavia niente affatto imprevedibile, nonostante abbia colto di sorpresa il Mossad, uno dei più preparati apparati di intelligence del mondo, perché i problemi di quella martoriata area del Medio Oriente sul mar mediterraneo non sono mai stati risolti.
Ora che l’ebollizione ha visto il suo culmine più atroce si rischia di ricacciare indietro la storia.
Ci sono stati come l’Iran e non solo che tifano contro una pacificazione, contro il progresso politico, economico e sociale di gran parte del mondo arabo.
Questa non è più una guerra tra Gaza e Tel Aviv, questa ha tutti i contorni di una progressione allucinante verso una guerra globale tra una parte del mondo e l’altra.
E questo deve preoccupare tutti, indistintamente, tenendo bene a mente che la parte del mondo che ha attaccato Israele sta attaccando anche noi altri.
Di fronte alle immagini del brutale attacco, oltre alla naturale solidarietà ad Israele che ha tutto il diritto di difendersi, il pensiero struggente per le famiglie dei caduti e a quelle che si sono viste rapire i propri cari, la nostra solidarietà va anche alle famiglie dei palestinesi innocenti che – come quelle israeliane – oggi subiranno le conseguenze del terorrismo di Hamas e di chi ha dietro.
Hamas, ben lungi dal rappresentare gli interessi del popolo palestinese, ha assunto la leadership del terrorismo islamista internazionale e come l’Isis ha l’obiettivo di destabilizzare il medio oriente ed impedire il già complicatissimo processo di pace, il che equivale ad andare in rotta di collisione anche col mondo arabo nel suo complesso.
Le classi dirigenti degli Stati occidentali hanno il dovere di muoversi unite contro chi soffia sul fuoco e attivare da subito tutti i canali diplomatici per una de-escalation.
L’errore fatale da non commettere ora è cedere all’emotività. Le diplomazie devono lavorare solo ed esclusivamente ad un cessate il fuoco, previo rilascio degli ostaggi, il che, tuttavia, non può prescindere dal combattere fino in fondo gli ideologi ed i mandanti del terrorismo islamista.