LETTERA APERTA AI LEADER DI TUTTI I PARTITI
Liberisti Italiani non concorrerà alle prossime elezioni a causa dello sbarramento posto all’ingresso della competizione politica nazionale dal quale si sono fatti esentare solo alcuni furbetti del quartierino organici al sistema.
Un macigno contro la libertà politica e la democrazia – e previsto in aggiunta solo per i movimenti non presenti in parlamento, caso senza paragoni nel resto d’Europa – costituito dalla raccolta manuale di decine di migliaia di firme autenticate in presenza, collegio per collegio, solo da cittadini che siano ivi residenti, che costituisce un ostacolo odioso, bizantino ed emblematico del sistema politico italiano: un sistema chiuso ed oligarchico che ha lasciato entrare solo i suoi raccomandati di regime funzionali al sistema di potere.
Uno sbarramento che costituisce una gravissima privazione della libertà politica e del diritto di elettorato attivo e passivo in Italia contro il quale agiremo in tutte le sedi per la sua eliminazione.
Possiamo, quindi, proporre con questo manifesto appello ai partiti che concorreranno alle elezioni del 25 settembre questi dieci punti che sarebbero stati parte del nostro programma politico per questa tornata elettorale.
Andrea Bernaudo – presidente di Liberisti Italiani
Qualora il segretario di uno di questi partiti accogliesse almeno cinque dei nostri punti nel proprio programma, dichiarandolo pubblicamente, Liberisti Italiani darà la sua indicazione di voto per quel partito ai propri iscritti e simpatizzanti. In caso contrario non esprimerà alcuna indicazione di voto.
nessuna emergenza potrà portare in futuro il governo italiano a calpestare le libertà individuali come ha fatto negli ultimi 2 anni. Nessun obbligo – diretto ed indiretto – ad un trattamento sanitario potrà essere imposto ai cittadini. Dovrà sempre essere rispettata la libertà di scelta individuale
Liberisti Italiani sostiene il principio di autodeterminazione dei popoli sancito nella carta delle Nazioni Unite.
Deplora ogni aggressione armata ed ogni guerra di conquista attuata da qualunque Stato.
Condanna, pertanto, l’aggressione militare avviata dalla Russia nel territorio ucraino, in violazione del diritto internazionale, dal 24 febbraio 2022 e tuttora in corso.
Invoca un immediato cessate il fuoco ed il ritiro delle forze militari russe dal territorio ucraino.
Sottolinea la necessità di promuovere, ad ogni livello e in ogni occasione, la massima diffusione possibile a livello globale dei metodi e degli strumenti classici di democrazia politica che sono i soli – insieme al libero scambio – capaci di ridurre al minimo, se non far scomparire, i rischi di aggressioni armate tra Stati sovrani.
Per evitare in futuro lo scatenarsi di conflitti su territori contesi, propone che – sotto l’egida e la sovranità esclusiva dell’Onu – si possano svolgere referendum che diano alla popolazione residente la possibilità di scegliere se far parte – in regime di autonomia speciale – di uno Stato o di un altro, ovvero di costituire una nazione sovrana indipendente da ambedue.
Auspica che tale modalità di risoluzione dei conflitti territoriali divenga la regola in ogni altra situazione di contese territoriali nel mondo, al fine di prevenire ogni conflitto armato e di realizzare il suddetto principio di autodeterminazione.
– L’Unione Europea va riformata e deve occuparsi solo di politica estera continentale, sicurezza, immigrazione, difesa. Occorre tassativamente mantenere una sana e virtuosa concorrenza fiscale tra stati membri e scongiurare la probabile “armonizzazione” della tosatura europea che vogliono fare gli stati tartassatori, a partire proprio da Italia e Francia.
Il nostro modello federale per l’Europa è quindi quello vigente in USA: un’imposta federale (bassa) e in vigore con lo stesso presupposto e la stessa aliquota su tutto il territorio dell’Unione – per concorrere alle grandi scelte federali –, ma competizione fiscale tra stati che renderà inutili le storture e le distorsioni elusive.
– L’Italia deve diventare uno stato federale e presidenzialista. Il modello di riferimento può partire da una fusione tra il modello presidenziale americano e quello federale svizzero. L’obiettivo è quello di avvicinare il più possibile le decisioni locali al territorio di riferimento ed ai suoi residenti, eliminando tutti gli altri passaggi e conflitti di competenza. Il federalismo sul modello svizzero è l’obiettivo anche per l’allocazione delle risorse derivanti dal gettito fiscale, con decisioni che siano più condivise possibili con i cittadini, attraverso l’ausilio di referendum su vasta scala. Al governo centrale, nella logica di uno “stato minimo”, vanno affidate solo le decisioni che non possono essere prese a livello locale, perché coinvolgono l’interesse nazionale.
Per i nuovi movimenti politici che dimostrano di avere candidati e programmi e la volontà di concorrere al miglioramento sociale ed economico va eliminato il bizantino sbarramento all’ingresso delle competizioni elettorali costituito dalla raccolta manuale delle decine di migliaia di firme in presenza dell’autenticatore. Occorre trovare una forma inclusiva e rispettosa del diritto costituzionale all’elettorato attivo e passivo, come – a titolo di esempio esempio – il sistema inglese, che prevede il versamento da parte di ogni candidato di una cauzione che viene incassata dallo stato e in seguito restituita a condizione che si raggiunga una percentuale minima di voti.
In ogni caso, non è ammissibile che le regole di presentazione delle liste siano diverse per chi è già in parlamento e per chi è fuori.
La legislazione elettorale non può cambiare o essere modificata ad ogni fine legislatura e mai a ridosso delle elezioni (come del resto sancito da una consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo). Va posto l’obiettivo di poterla modificare entro i primi due anni di ogni legislatura, o comunque entro un termine ragionevole che non consenta di individuare chi ne sia in concreto favorito.
Per garantire la competitività economica e capacità attrattiva del nostro paese serve uno shock ed una riforma fiscale strutturale con un impianto duale con lo scopo di portare per tutti la pressione fiscale e contributiva al di sotto della media OCSE.
In applicazione del principio costituzionale della capacità contributiva (art.53 Cost.) il concetto di reddito imponibile di tutti i contribuenti va drasticamente riformato, per avvicinarlo il più possibile all’effettivo reddito conseguito e disponibile, in modo che la politica fiscale adottata sia equa e trasparente.
TUTTI i titolari di una partita IVA in Italia – persone fisiche e società, produttori di PIL, devono avere una medesima aliquota proporzionale al 15% che premi il merito e incentivi la produzione con una no tax area a 12.000 euro di reddito.
Occorre inoltre: eliminare l’IRAP e dare compiuta attuazione al divieto assoluto di tassazione all’atto di distribuzione di utili già tassati. Per le attività produttive l’ammontare di tasse e contributi dovrà essere sempre al di sotto della media OCSE.
Per tutti gli altri contribuenti (lavoratori dipendenti) serve anche qui una drastica diminuzione della pressione fiscale e contributiva che va portata sotto la media OCSE
Vanno abolite tutte le imposte sugli scambi immobiliari (registro, ipotecarie e catastali), sostituite da una imposta fissa di € 200 ciascuna come corrispettivo del servizio di tenuta dei registri immobiliari.
Va abolita l’imposta di bollo, vecchio retaggio borbonico.
Va allargata la cedolare secca (massimo al 20%) per tutte le locazione immobiliari (residenziali e commerciali o di altro uso)
Serve una grande riforma strutturale che lasci libertà di scelta per i contribuenti tra pubblico e privato, e tra sistema a ripartizione (attuale) o a capitalizzazione.
Nella fase transitoria per tutte le ditte individuali, partite iva e lavoratori indipendenti va stabilito che la percentuale da versare all’INPS e alle Casse venga calcolata non sul reddito aziendale, ma sull’imponibile reale al netto di tutte le altre spese deducibili e detraibili.
Vanno diminuite le pretese statali e le aliquote contributive per tutti al di sotto della media europea.
Il reddito di cittadinanza va abolito e sostituito con l’imposta negativa sul reddito (INR) proposta da Milton Friedman, cioè un limitato sussidio statale a chi ne ha davvero bisogno fino ad un ammontare minimo indispensabile.
Nel rispetto della presunzione di innocenza, che deve valere anche in materia fiscale, va abolito l’incostituzionale istituto del “solve et repete” dall’ordinamento tributario e dell’inversione dell’onore della prova che condanna il contribuente al pagamento su base presuntiva e prove induttive.
Giù le mani dello stato dalle tasche dei contribuenti che ricorrono al giudice ed in pendenza di giudizio di primo grado. La riscossione (un terzo del dovuto così come sentenziato) può partire solo dalla sentenza di primo grado, ove questa sia favorevole per il fisco.
Va introdotta la reale terzietà del giudice tributario, non ponendolo più alle dipendenze non più del MEF, parte in causa dei giudizi tributari. Va riformata la mediazione tributaria, sempre nel senso di ricorrere ad un organismo di mediazione veramente terzo, come nella mediazione civile e commerciale; va introdotto l’obbligo dell’amministrazione finanziaria di rispondere alle istanze di autotutela presentate dal contribuente
1) Abolizione degli incarichi extragiudiziari dei magistrati. Per porre fine alla loro innaturale presenza negli organi di governo nazionali e locali e garantire la separazione dei poteri;
2) Separazione effettiva delle carriere tra giudici e pm. Per garantire la terzietà dei giudici e la parità tra accusa e difesa;
3) Abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Per togliere ogni alibi a costosissime inchieste, anche di matrice politica che finiscono con un nulla di fatto, ma distruggono la vita delle persone;
4) Abrogazione di tutte controriforme della prescrizione e ritorno alla normativa della cd legge cirielli. Per impedire lo scempio dell’irragionevole durata dei processi;
5) no al carcere prima della condanna definitiva (con l’unica eccezione per i reati, di mafia, terrorismo, ovvero commessi con violenza alle persone e con uso di armi, in presenza di gravi indizi di colpevolezza.
Lo stato italiano oggi è in grado con un algoritmo di controllare i flussi di cassa dei nostri conti correnti e chiederci come e perché usiamo i nostri soldi (già tassati). Noi vogliamo che debba innanzitutto essere lo stato a dover rendicontare come spende il denaro dei contribuenti. Quindi dobbiamo metter mano ad una riforma della PA che prevede l’ “accountability” dello stato: tutto pubblico, tutto online. I cittadini hanno il diritto di sapere per filo e per segno dove vanno a finire i propri soldi versati all’erario.
L’immane mole della spesa pubblica nazionale, ormai insostenibile, deve assolutamente essere messa sotto controllo per essere portata a una successiva graduale riduzione. Gran parte di questa spesa è imputabile agli oneri previdenziali, che sono giunti nel nostro Paese a raggiungere circa il 17% del prodotto interno lordo. Questo obiettivo, senza il quale non si può discutere di una seria riduzione dell’imposizione fiscale, viene già in buona parte ottenuto dalla riforma previdenziale indicata al nostro punto 5.
Chiediamo inoltre una drastica riduzione della spesa pubblica improduttiva ed allargata. Per prima cosa tagliare il buco nero delle partecipate e di tutti gli enti inutili.
Chiediamo la chiusura dell’85% delle società partecipate e degli enti pubblici dipendenti, a cominciare dalle società e dagli enti i cui bilanci sono in rosso. Sosteniamo inoltre la liberalizzazione dei servizi pubblici: la politica deve uscire dalla gestione per occuparsi solo del rigido controllo e dell’indirizzo. La gestione dei servizi pubblici va affidata alla sana concorrenza tra le eccellenze del privato, attraverso gare ad evidenza pubblica.
Opposizione alla transizione ecologica liberticida così come imposta dall’Unione Europea, ma contrasto all’inquinamento del territorio, dei fiumi e dei mari attraverso l’utilizzo delle risorse disponibili per:
– implementazione degli impianti di depurazione delle acque marine;
– vigile controllo degli scarichi abusivi dei fiumi;
– installazione di termovalorizzatori a impatto zero sul modello di Copenaghen ovunque necessario, perché rifiuti zero vuol dire mille impianti.
Gare e coinvolgimento dei privati:
– liberalizzazione del servizio della raccolta dei rifiuti attraverso gare ad evidenza pubblica;
– assegnazione di vaste aree di interesse paesaggistico, sempre tramite gare, alle migliori eccellenze del privato per la cura e la manutenzione delle suddette aree in cambio dell’esercizio di attività produttive ricettive e sportive compatibili con l’ambiente;
– Favorire l’economia circolare che permette un risultato ambientale importante accompagnato dalla creazione di nuove aziende e nuovi posti di lavoro oltre a implementare la ricerca per individuare nuovi cicli industriali e garantire la disponibilità di materiali che l’Italia dovrebbe altrimenti acquisire all’estero.